La formale costituzione della S.E.C. (Société Européenne de Culture) avvenne a Venezia nel 1950. Ma già a partire dal 1946, quando Umberto Campagnolo presentò ai primi Rencontres internationales di Ginevra il suo progetto di una società europea di cultura, l’idea fu accolta con favore da numerosi intellettuali tra i più significativi di allora: bisognava uscire dalla “torre d’avorio” per operare collegialmente sulla scena pubblica, non da infeudati, bensì in nome dei valori universali della cultura. Idealmente, l’iniziatore vedeva questa nuova società “come l’organo della funzione sociale attuale della cultura.”
La cultura, così assumeva una funzione essenziale di democrazia, di pace e di libertà, indissolubilmente legate, perché assolutamente interdipendenti. Tale concetto di cultura, piuttosto nuovo per quel tempo, è penetrato in molti spiriti; e il senso della responsabilità negli uomini di cultura si è affermato per vie plurali ma con crescente efficacia. In questo ideale si riconobbero personalità come: Julien Benda, J.D. Bernal, André Breton, Marc Chagall, Benedetto Croce, Eugenio d’Ors, Mircea Eliade, Jaroslaw Iwaszkiewicz, Karl Barth, Thomas Mann, François Mauriac, Giuseppe Ungaretti, Hans Urs von Balthasar…
Nei lunghi anni della guerra fredda, la Société si è, peraltro, impegnata a difendere il principio del dialogo e a promuovere la comunicazione intellettuale superando i “muri” che hanno diviso Est e Ovest, in Europa. Oggi, senza mai tralasciare le tematiche europee, essa si interroga sulle molteplici questioni collegate ai futuri possibili della democrazia in Europa, nei contesti della globalizzazione.